3Bubbles

febbraio 12, 2006

Si chiama 3Bubbles ed è un servizio di istant messaging per blog che verrà lanciato a partire dalla prossima settimana. Ma si scommette già sul successo che potrebbe riscuotere fra i bloggers più accaniti.

Ideata da Drew Golkar e Jeremie Miller (inventore nel 1998 del protocollo Jabber, la via opensource all’instant messaging), 3Bubbles è una chat basata su una interfaccia, gradevole ed intuitiva, sviluppata in Ajax, che consente ai blogger di poter aprire, per ogni singolo post, una finestra di dibattito con i lettori sugli argomenti più hot del blog.

Per attivare il servizio è necessario inserire uno snippet nel template del blog. Questo permetterà di associare ad ogni post e ad ogni singola porzione di testo presente al suo interno, (come commenti e trackbacks), un link attraverso il quale aprire la pop-up per la conversazione.

3Bubbles prevede poi delle forma di pubblicità all’interno della chat. Tuttavia i suoi ideatori dichiarano di essere disposti a dividerne i proventi con i blogger. In alternativa i bloggers possono pagare una tassa mensile e, a questo punto, scegliere se cessare ogni forma di pubblicità o tenere per sè tutti gli introiti dell’attività.

Il servizio è per ora in fase beta e disponibile solo su richiesta. Tuttavia Jeremie Miller assicura che 3Bubbles sarà abbastanza scalabile da risultare più stabile e sicuro rispetto a servizi anologhi di IM, come ajchat, che nel tempo ha dato segni di instabilità.

[via TechCrunch]

Partendo dal paziente lavoro di aggregazione dei diversi blog creati noi allievi ed ex-allievi del corso di laurea in Scienze della Comunicazione di Perugia che, proprio in questi giorni, il prof. Rocco Pellegrini sta portando a termine, sono andata a fare un giro in rete alla ricerca di qualche simile operazione di aggregazione.

Inevitabilmente mi sono imbattuta nelle varie forme di nano-publishing che da qualche mese sono apparse anche in Italia, dopo essere state esportate con il classico ritardo dagli Stati Uniti.

Cos’è il nano-publishing?

Si tratta di network editoriali indipendenti, alter-ego dell’editoria tradizionale, che raggruppano, sotto la propria ala, blog monotematici dedicati a tematiche verticali che intendono rivolgersi a specifiche nicchie di informazione.

L’idea di fondo è quella di utilizzare i blog come strumenti più snelli e leggeri (da qui il termine nano) che affrontano un tema specifico offrendo un’informazione di qualità, basata su uno stile colloquiale, scevro dei tecnicismi che spesso affliggono i grandi portali.

Come nasce?

Il primo a lanciare l’idea è stato, nel 2000, Nick Denton con Gawker Media. Jason Calacanis (ex Silicon Alley Reporter) ha replicato il successo del suo predecessore con Weblogs Inc., innescando così un fenomeno che si allargherà a macchia d’olio con altre esperienze di nanopublishing di nicchia, come Gizmodo o Engadget.

Come funziona?

La società editoriale che cura il sito offre ai suoi contributors una piattaforma di blogging da cui creare i contenuti. In cambio richiede a chi scrive un impegno assiduo e costante, che può equivalere alla redazione di uno o più post al giorno, (a seconda della politica editoriale stabilita). Non sempre però si tratta di professionisti di informazione. Chi scrive sono perlopiù giovani che hanno conoscenze su un determinato argomento ed una buona confidenza con gli strumenti di blogging. A fungere da tutor per gli autori dei contenuti c’è il nano-publisher, solitamente un giornalista o blogger esperto, che si occupa di supervisionare la validità e la freschezza dei contenuti che verranno pubblicati, oltre che di promuovere i blog che appartengono al network su altri circuiti di comunicazione.

Gli autori-bloggers sono così esonerati da ogni preoccupazione circa gli aspetti commerciali e di marketing e possono piuttosto concentrarsi sull’interazione con i lettori, che nel nano-publishing è fatta di consigli, coinvolgimento, suggerimenti.     

Il sistema non si nega l’obiettivo di ottenere un ritorno economico dalle pubblicazioni. Si mira infatti ad identificare un target omogeneo di lettori verso cui indirizzare inserzioni pubblicitarie per creare un business sostenibile che possa ricompensare adeguatamente i bloggers. Nick Denton, precursore del nano-publishing, sostiene di disporre ormai di una rete di autori che paga profumatamente (almeno 2mila dollari al mese).

Dalle esperienze made in Italy in corso, come Blogo.it, Blogosfere.it e Communicagroup sembrano già emergere segnali di successo. Ma è ancora presto per dire se anche da noi decollerà questo sistema o se stiamo respirando il solito clima da corsa all’oro.

 

E’ ancora polemica nel mondo politico sulla rivoluzione in atto compiuta dai blog. Perchè le verità sono scottanti. Perchè i blog stanno già da tempo rimettendo in discussione le figure professionali della vecchia filiera redazionale. Perchè finalmente si è abbassata la soglia all’accesso degli strumenti per la produzione dell’informazione. Con il risultato, secondo gli alti vertici politici, di un modo di fare giornalismo “dilettantesco e fazioso”, come si legge nell’intervento di Garimberti pubblicato oggi sul Venerdì di Repubblica. “Il problema non è se i blog sono un bene o un male….Il problema nasce quando il blog diventa una fonte di informazione e, in taluni casi, l’unica fonte di informazione: non filtrata, non meditata e non verificabile”.  

Sembra una dichiarazione forte. In realtà le cose non stanno propriamente così. Il problema delle attendibilità dell’informazione, esiste da sempre. Fin dai tempi del passaggio dal manoscritto al libro stampato, la trasmissione orale delle informazioni ha vissuto un processo di ostracismo da parte delle classi dominanti. La pergamena, strumento simbolo del potere imperiale, veniva letta ad alta voce e nessuno poteva ricontrollare il suo contenuto.   

Oggi la Rete ci ha finalmente liberati dai condizionamenti della politica e del potere, imponendo una nuova logica per cui il sapere collettivo, svincolandosi da quello del singolo, tende ad emendarne gli errori. Si assiste ad un processo di continua negoziazione tra la fonte ed il lettore che porta piano piano alla scoperta della verità.   

In uno dei suoi autorevoli e lucidi interventi sulla community di Media senza Mediatori, dove la problematica dell’attendibilità delle informazioni in Rete è stata a lungo dibattuta, Michele Mezza, docente di Teorie e tecniche dei nuovi media, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione di Perugia, ha spiegato così il fenomeno:  

“Prima quando le parole diventavano stampa, e poi, filmato Tv, vi era una fase in cui interveniva appunto la mediazione professionale che assicurava il controllo delle fonti. Oggi ogni fonte si media da sè. Dunque muta radicalmente il rapporto fra l’utente e il grado di verità che egli pretende dall’informazione. Non si procede più per selezione alla fonte ma solo per comparazione fra prodotti finali. E’ infatti direttamente l’utente investito della responsabilità di valutare l’attendibilità dell’informazione che riceve. E lo deve fare comparando e analizzando le infinite fonti che sullo stesso argomento si propongono. Sopratutto lo deve fare seguendo la dialettica che direttamente nella rete si anima fra fonti diverse quando viene fatta un’affermazione…E’ la rete stessa che vigila su ognuno di noi, esponendo le affermazioni di tutti al controllo di tutti. Di conseguenza per il giornalista non è più immaginabile che la verità, o meglio l’attendibilità delle fonti, sia definita una volta per tutte, ma tutto è affidato ad un work in progress, un lavoro di progressiva e graduale verifica e comparazione fra le fonti”.  

Anche Beppe Grillo, il cui blog è ormai da tempo balzato in testa alla hit parade mondiale, ha ribadito questa posizione: “Se nel mio blog scrivo una cavolata, in mezz’ora sono subissato di smentite, correzioni, perfino insulti”.  

Measure Map è un sistema gratuito di statistiche sviluppato dal team di Adaptive Path che consente di conoscere meglio i visitatori che accedono quotidianamente al nostro blog o sito web.

Rilasciato in versione alpha subito dopo l’uscita di Google Analytics, servizio analogo lanciato da Google per studiare il comportamento degli utenti di un sito, Measure Map sta già riscuotendo feedback positivi.      
In realtà, vista la scarsa diffusione dei due servizi, disponibili solo su invito, è prematuro affrettare un giudizio positivo dell’uno a scapito dell’altro. Piuttosto, superata l’attuale fase di testing da parte dei pochi privilegiati che sono riusciti ad ottenere l’accesso ad entrambi i servizi, sembra che i due sistemi possano risultare nel complesso complementari più che diretti concorrenti.        

Google Analytics è stato progettato con scopi aziendali. Di conseguenza, sin dall’inizio, è nato con una natura più complessa. Nonostante i bug della fase iniziale, quali problemi con la registrazione e l’aggiornamento piuttosto lento delle statistiche, il servizio della Grande G è riuscito a decollare grazie alle sue avanzate funzionalità. La schermata principale è divisa in 3 macroaree: Executive, Marketer, Webmaster. Nella sezione Executive, Google Analytics mette a disposizione una serie di ragionevoli resoconti: l’Executive Summary che propone i dati d’accesso al sito in forma di grafico, il Conversion Summary, che misura l’andamento nel tempo delle visite, il Marketing Summary che riassume dati relativi a keyword, fonti di click e campagne pubblicitarie ed infine il Content Summary, che misura la capacità del sito di trattenere l’utenza. Il servizio si arricchisce inoltre di una Geo Targeting, che visualizza la provenienza geografica dei nostri vistatori e di una Site Overlay che consente di approfondire i parametri statistici del sito monitorato. Nella macrosezione Webmaster invece i dati raccolti interessano per lo più codice e grafica, risultando così comprensibili solo agli addetti ai lavori.      

Ma il vaso di Pandora della Google non finisce qui. La vera punta di diamante del servizio è infatti l’integrazione con il circuito AdWords, che offre agli utenti il monitoraggio istantaneo sul rendimento delle campagne pubblicitarie e banner, e quindi, la possibilità di ottimizzarle.

Ma veniamo a Measure Map. Già partendo dal design essenziale delle interfacce, ci sia allontana dalla quantità di tools che mette a disposizione Google Analytics e ci si avvicina invece al concetto di semplicità d’uso, aspetto che senza dubbio rappresenta un buon punto a favore per i bloggers meno esperti.

Le schermate del pannello di controllo offrono quattro funzionalità attraverso cui è possibile verificare:

  • Il numero di accessi che il sito registra ogni giorno
  • Gli indirizzi dai quali provengono i visitatori del nostro sito/blog
  • Il numero di commenti lasciati
  • Il numero di post visitati
  • I post più popolari presentati in una sorta di classifica
  • I link cliccati dal nostro sito/blog .

Le schermate sono gestite in Ajax il che permette l’ordinamento delle schermate in base alla colonna prescelta, senza necessità di aggiornare nuovamente la pagina.                                                                                                                                                                                                                 Tutti i dati sono aggiornati in tempo reale e relativi alla giornata odierna, con la possibilità di visualizzare anche l’andamento degli accessi dei giorni passati. Allargando o restringendo i due delimitatori allo spettro temporale di nostro interesse da noi si possono visualizzare i dati entro il periodo selezionato. 

Peccato però per la sua complessità di installazione. Lo script infatti non è semplice da installare, anche se l’help funziona in maniera soddisfacente.

Chi desiderasse installarlo, deve pazientare ancora per un pò: “Apriremo presto le porte, probabilmente verso la fine dell’anno� ha dichiarato Jeffrey Veen in questa colonna.

Nel frattempo stiamo a guardare chi tra i due avrà la meglio.

World Write Web

dicembre 2, 2005

Nasce World Write Web

In un World Wide Web sempre più aperto alla condivisione delle risorse, è difficile rinunciare alle opportunità che ci offrono ogni giorno le nuove tecnologie. 

Capire i nuovi media per utilizzarli come strumenti quotidiani, cogliere le novità della rete, studiare i processi di scrittura alle luce delle trasformazioni che stanno investendo la nostra sfera del quotidiano e riuscire a dargli un personale significato, rappresenta per me, giovane web writer oggi, aspirante content manager di domani, una grande ambizione ed una sfida che sono pronta ad accettare giorno dopo giorno.

Sia che leggiate World Write Web, sia che pensiate di essere finiti in un Web Write World, benvenuti in un blog che vuole coniugare il mondo del web writing con quello delle nuove tecnologie.

Un blog che ha voglia di ascoltare e di esplorare, non solo le teorie dei grandi guru ma anche la voce dei meno esperti; di annotare e far discutere sui temi più caldi del web; di rendere la scrittura più limpida e meno premeditata, libera di fotografare sensazioni e stati d’animo interiori; di registrare le principali tappe di un percorso di crescita, di vita e professionale.                                                                                                                                      Â